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CORRADINO D’ASCANIO:
CHE GENIO!

INGEGNERE E INVENTORE STRAORDINARIO, HA PROGETTATO LA CAPOSTIPITE DI TUTTI GLI SCOOTER: LA VESPA, CHE LUI VOLEVA COMODA E FACILE DA GUIDARE

D’Ascanio mentre disegna la Vespa con, al centro, un uomo seduto. Frames tratti dal filmato storico dell’Istituto Luce.

VIDEO: D’ASCANIO DISEGNA LA VESPA

Vespa 98cc, prototipo pre-serie progettato da Corradino d'Ascanio, 1945

“I sogni non vanno fatti morire mai”, scriveva ai figli Corradino d’Ascanio (Popoli, Abruzzo, 1º febbraio 1891-Pisa, 5 agosto 1981). E lui, visionario e prolifico ingegnere abruzzese, di sogni ne aveva tanti. Quelli che è riuscito a realizzare – come l’elicottero moderno e lo scooter Vespa – sono entrati di diritto nella storia industriale d’Italia. Personaggio straordinario, tenace e geniale, dalla vita avventurosa costellata di successi e di sacrifici. Inizi difficili: per mantenere la famiglia progettava qualunque cosa (un forno, la piazza del paese, il monumento ai caduti). Nel 1906, appena quindicenne, a soli tre anni dal primo volo dei fratelli Wright, progetta e costruisce una sorta di deltaplano, realizzato con le lenzuola di casa, per lanci sperimentali, riuscendo a staccarsi dal suolo per 15 metri. Negli anni 1918 e 1919 tenta la fortuna in America, progettando piccoli aeroplani equipaggiati con motori da motocicletta, entrando in società con Ugo Venerio D’Annunzio, figlio del celebre poeta Gabriele. Ma l’avventura americana non decolla.

Da sinistra: Enrico Piaggio con D’Ascanio, 1940

Tornato in Italia, si dedica alla “macchina a volo verticale”, l’elicottero appunto. Nel 1930, il suo terzo prototipo, il DAT3, commissionato dalla Regia Aeronautica, ha successo: l’elicottero di D’Ascanio conquista i primati internazionali di durata, distanza e altezza, che rimarranno imbattuti per anni. Nel 1932 D’Ascanio avvia una duratura collaborazione con Piaggio (allora impegnata nel settore aeronautico), progettando soprattutto aerei. Dal ’37 al ’61 è anche docente all’Università di Pisa, Facoltà di Ingegneria, dove insegna Disegno e Progetto di macchine.

Pagina del brevetto del “moto scooter” di 98cc, la Vespa.

Dalla sua ampia collezione di veicoli, brevetti e disegni tecnici emergono le origini della genialità creativa che porterà l’ingegnere aeronautico a brevettare la Vespa, dando il via alla straordinaria storia di successo di uno dei simboli dell’industria e della creatività italiana conosciuta in tutto il mondo. Dalla nascita del primo modello, la “98” brevettata il 23 aprile del 1946, ad oggi sono oltre 18 milioni le Vespa prodotte per clienti di ogni continente.

La prima Vespa 98cc del 1946 entrata in produzione

La storia è nota. La guerra non era ancora finita ma l’imprenditore Enrico Piaggio già pensava alla riconversione produttiva e alla ricostruzione: aveva in mente un piccolo veicolo per la mobilità individuale, semplice e agile, a basso costo, parco nei consumi, robusto e adatto ad essere guidato da tutti sulle strade dissestate del dopoguerra. L’ingegnere d’Ascanio (che non amava la motocicletta), basandosi su un prototipo detto “Paperino”, si piazza al tecnigrafo e progetta un mezzo del tutto nuovo: un veicolo con scocca portante (intuizione straordinaria allora, trasferita nel mondo dell’auto solo anni dopo), con motore a presa diretta, cambio sul manubrio per facilitare la guida. La scocca è in metallo e così rimarrà, unica al mondo. Nel 1945 l’ingegnere presenta il suo innovativo prototipo “MP6”, e nel 1946 il progetto definitivo che conquista Enrico Piaggio. E’ l’alba di un grande successo industriale e commerciale, che continua inarrestabile da 70 anni.

Da sinistra, d’Ascanio accanto alla milionesima Vespa prodotta (aprile 1956); a destra, con i piloti su Vespa da competizione alla Coppa Città di Perugia (settembre 1950).

Al vulcanico ingegnere si devono tante altre invenzioni e i più originali e bizzarri allestimenti per saloni espositivi ai quali Vespa partecipava. Veri e propri “trucchi” per stupire: come “la Vespa sul ramo di pesco”, quella che avanza sul filo e sul tapis-roulant, che oscilla sulla corda o è sostenuta da manichini. D’Ascanio, che genio!