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Viaggi

DALLA SICILIA ALLA NORVEGIA

DOMENICO FARACI, MOTOCICLISTA E GLOBETROTTER: A CAPO NORD IN SELLA AL CICLOMOTORE PIAGGIO SI. MISSIONE COMPIUTA!

TRE SETTIMANE ON THE ROAD, OLTRE 5 MILA KM DI AVVENTURE SLOW, CON PRIMA TAPPA AL MUSEO PIAGGIO DI PONTEDERA. RIDE DEDICATO AL NONNO MIMMO. QUI L’INTERVISTA

Giugno 2024 (G. T.) – “La tradizione non è culto delle ceneri ma custodia del fuoco”: azzardiamo ad abbinare il celebre aforisma attribuito al grande compositore Gustav Mahler con il racconto di un viaggio a Capo Nord. I protagonisti hanno la stessa età, 42 anni (entrambi classe 1982). L’avventuriero è Domenico Faraci, il suo destriero un ciclomotore SI: un veicolo Piaggio prodotto - da un’azienda di grande tradizione che quest’anno celebra 140 anni di storia (1884-2024) - nello stabilimento Piaggio di Pontedera (1924-2024) dove da 100 anni si continuano a produrre veicoli delle gamme Piaggio e Vespa.

8 maggio 2024: prima tappa del ride di Domenico Faraci, da Palermo al Museo Piaggio di Pontedera.

E la custodia del fuoco che cosa c’entra? C’entra, perché il “fuoco” custodito dalla tradizione dell’azienda italiana, leader in Europa, nota in tutto il mondo e in continua evoluzione, non smette di ardere e continua ad ispirare le generazioni. Come è accaduto a Domenico, ricordando il nonno Mimmo. Questa è la storia.

CAPITOLO 1: il poliziotto-motociclista e l’omaggio a nonno Mimmo. Domenico Faraci (dipendente del Ministero dell’Interno), è un motociclista di Palermo. Ha partecipato a vari campionati italiani e regionali di fuoristrada e, come mototurista, ha effettuato numerosi viaggi su moto di grossa cilindrata (Tunisia, Algeria, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia, Croazia, Grecia), e partecipato a tanti moto raduni, anche al famoso Elefantentreffen, nella “fossa degli elefanti” (con temperatura tra meno 10 e meno 18 gradi), Foresta Nera, Germania, che ogni anno a gennaio dà il via alla stagione motociclistica continentale. Ma il sogno di Domenico era raggiungere un’altra meta-simbolo per i motociclisti: Capo Nord, in Norvegia, il punto più a nord d’Europa, Circolo Polare Artico.

Il Piaggio SI restaurato da Domenico Faraci, in livrea tricolore. Sposato, ha due figli giovanissimi che hanno seguito con attenta curiosità la trasformazione del Piaggino, da vecchio ciclomotore ultraquarantenne a veicolo in grado di affrontare il Grande Nord. L’impresa paterna fa già parte dei ricordi più belli di famiglia.

Ma non in moto, bensì con un ciclomotore Piaggio SI. Perché? Racconta Domenico: “Questo sogno ha radici profonde: risalgono a quando mio nonno Mimmo mi regalò (avevo 12 anni) un Piaggio Ciao, in seguito smontato e restaurato, dicendomi: ‘stai quieto e gioca con questo’. Ricordi ed emozioni ancora vivide”. Il Ciao si perse negli anni, ma a Domenico rimase l’idea di compiere un grande viaggio con un ciclomotore Piaggio simile a quello regalatogli decenni prima dal nonno. Ed ha incrociato un Piaggio SI.

CAPITOLO 2: restauro del ciclomotore e preparazione del viaggio. Domenico si è dedicato ad un gran lavoro di restauro e preparazione del Piaggio SI: realizzazione di portapacchi anteriore e posteriore, di serbatoi supplementari per la benzina e olio per la miscela, installazione e saldature delle staffe per telefono cellulare e navigatore satellitare, e tutta una serie di modifiche strutturali per reggere i pesi e gestire i servizi in viaggio. Domenico, che si dichiara profondo conoscitore della meccanica, “per questa sfida impegnativa – spiega – ho scelto questo veicolo perché facile da gestire, ma ero ben consapevole delle difficoltà connesse alle lunghe distanze da percorrere, che avrebbero messo a dura prova sia la ciclistica sia la meccanica del veicolo”.

CAPITOLO 3: dal progetto alla road map. Continua Domenico: “Per darvi un’idea del tragitto, qualche numero: dalla Sicilia a Capo Nord, partendo il 10 maggio, attraversando 7 Nazioni (Italia, Austria, Germania, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia): oltre 11.700 km in totale, di cui 5.230 km il viaggio di andata in motorino, 6.500 km il ritorno in furgone; 2 traghetti; circa 140 litri di benzina consumati per il ciclomotore e 11 litri di olio; peso del ciclomotore 41 kg che, a pieno carico, diventano 180 kg, compreso il pilota. Durata del viaggio in totale: 25 giorni”. Road map in 20 tappe: Palermo-Livorno (nave); Livorno-Pontedera Museo Piaggio (45km); Pontedera-Trento (360 km); Trento- Gesserthausen (Germania, 360 km, la tappa più lunga, 10 ore); Gesserthausen-Bad Bruckenau (304 km); Bad Bruckenau-Braunschweig (273 km); Braunschweig-Kiel (275 km); Kiel-Viborg (Danimarca, 275 km); Viborg-Hirtshals (porto, 168 km e traghetto per la Norvegia); Larvik-Romendal (298 km); Romendal-Kvikne (261 km); Kvikne (Tovic Atlantic road)-Kristiansund (223 km); Kristiandund-Stjordal (244 km); Stjordal-Hàxàs (Svezia, 274 km); Hàxàs-Lycksele (246 km); Lycksele-Lulea (270 km); Lulea-Rovaniemi (Finlandia, Lapponia, 253 km); Rovaniemi-Saariselkà (257 km), Saariselkà-Lakselv (261 km); Lakselv-Nordkapp (Norvegia, 189 km).

Renne “monumentali” e renne vere lungo la strada verso il Grande Nord.

L’INTERVISTA A DOMENICO FARACI AL RIENTRO DEL RIDE DALLA SICILIA A CAPO NORD.
Domenico, quali sono stati i momenti più esaltanti del viaggio?

L’accoglienza al Museo Piaggio è tra i ricordi più belli che porterò con me; perché Pontedera fa parte del viaggio: il motorino mio compagno di avventure è nato lì, è stato prodotto lì, e portarlo a casa sua dopo oltre 40 anni di onorato servizio, prima di intraprendere il lungo viaggio verso l’estremo Nord d’Europa, è stato emozionante”.

All’ingresso del Museo Piaggio, fortuito incontro con il presidente onorario dello storico Moto Club Pontedera (fondato nel 1927), Umberto Sodani, che ha omaggiato Domenico con un gadget del club.

Quale attenzione ha suscitato il tuo passaggio in sella al ciclomotore Piaggio SI da parte degli altri utenti delle strade (automobilisti, motociclisti) e tra amici e conoscenti?
Il grande interesse che ho suscitato lascia basito anche me; e devo dire che il ciclomotore, sin dal primo momento da quando è uscito dalla carrozzeria, montando l’esile motorino con il suo ‘ruggito’ che mi ha riportato indietro di 30 anni (a quel Ciao di nonno Mimmo) e che simpaticamente ho chiamato Iachino (giacchino in siciliano), ha destato stupore e ammirazione mista ad incredulità, con il mio avanti e indietro per le strade del paese (Villagrazia di Carini, Palermo), tra i rivenditori di accessori moto e visitando gli sponsor, tra i conoscenti increduli al vedermi in sella al Piaggino, sapendo che corro in moto da anni, tra campionati regionale e Italiano enduro… sapendo che sono notoriamente uno ‘smanettone’, vedendomi ogni giorno con il motorino a fare test su test… più mi guardavano più non ci credevano (!). Solo il giorno della partenza si sono resi conto che facevo sul serio: vedendomi caricare Iachino come un mulo in garage, con accanto il mio bmw gs con ben oltre 300 mila km di viaggi alle spalle, mi dicevano: ‘Dome', è una pazzia, sei in tempo: carica tutto sul gs!’.

E io invece sempre più convinto: carico il Piaggino di tutto punto e uscendo di casa, certo non passavo inosservato: sia per quanto fosse carico e sia perché non si capiva più il modello e la cilindrata, tanto l’avevo trasformato. Arrivando al porto, mi guardavano tutti incuriositi: il personale della nave, abituato a caricare moto di grossa cilindrata, mi guardavano come fossi un tipo alieno. Di motociclisti ce n’erano tanti, tra foto e domande sia tecniche che logistiche, stavamo perdendo tutti la nave non accorgendoci del trascorrere del tempo davanti a quel motorino coraggioso, pronto ad affrontare una grande sfida. Ma di sicuro la cosa che ho notato, nell’arco di tutto il viaggio, era il silenzio di qualche secondo alla fatidica domanda DOVE SEI DIRETTO? E io con il mio ‘savoir fair arabo-normanno’ rispondevo A CAPO NORD! Ormai ci avevo preso gusto a vedere le facce dei vari interlocutori, e gustarmi quel silenzio che era misto a stima, rispetto, incredulità ma anche sospetto di pazzia, ma che mi incoraggiava in ogni momento, dove mi fermavo per un semplice panino, per fare benzina; anche in occasione delle svariate ‘rotture’ che mi sono capitate per strada e chiunque, dalla polizia a camperisti e motociclisti, si fermavano per darmi una mano, o anche solo per tenermi compagnia durante le riparazioni”.

Quali i personaggi e le situazioni curiose che più ti sono rimaste impresse?
I ricordi sono tanti, dalle Polizie di tutti gli Stati attraversati che mi fermavano solo per la curiosità di capire dove fossi diretto, alla coppia di camperisti che si fermò un centinaio di metri dopo di me, di colpo, vedendomi spingere Iachino a seguito di una delle tante forature mentre, stavo cercando uno spazio idoneo alla sostituzione della camera d’aria; mentre smontavo la ruota posteriore chiacchierando con il marito, la signora disse ‘la pasta è pronta’, appena preparata sul camper, e ci mettemmo a pranzare a bordo strada con il motorino smontato. Un altro ricordo al confine svedese: si fermò un pickup americano che trasportava bagagli di un gruppo di harleysti al seguito facendogli da guida; il guidatore mi disse che a pochi km da li c’erano delle pendenze ben superiori al 13% e che, così carico, non avrei potuto affrontarle; mi offrirono di salire a bordo: carico il motorino sul pickup, facendomi così scollinare quei 30 km che avrebbero inficiato la riuscita del viaggio, molto probabilmente rompendo il motore per lo sforzo che avrebbe subito dalle forti pendenze. Altro ricordo indelebile: gli ultimi 200 km da Nordkapp; si mise a nevicare, mi fermai in una sorta di osteria per ripararmi dal freddo, uno vide il motorino e fece uscire gli amici che erano all’interno a guardare con quale mezzo fossi arrivato fin lì e, capendo che ero partito da Palermo, mi offrirono da mangiare e bere (!), e ad ogni boccone erano brindisi e risate; non conoscendo il finlandese, capivo solo THE ITALIAN CRAZY”.

E quali sono state le principali difficoltà affrontate?
Le principali difficoltà sono state dettate dal peso alla guida: le ruote esili, il vento e la massa che trasportavo… ogni camion o una semplice auto passando veloce, provocavano lo spostamento dell’aria e faceva si che non potevo distrarmi un attimo, per tenere ben saldo il manubrio e l’equilibrio dettato dalla bassa velocità; altra seria difficoltà erano le salite, sempre dettate dal peso ricordando che il ciclomotore era un 50cc e il peso in ordine di marcia di circa 170kg conducente compreso (su strada ho percorso km totali 5.230”.

Tornando a casa dopo questa avventura, che cosa ti rimane nel “bagaglio interiore”?
“Una grandissima soddisfazione, ineguagliabile rispetto ai numerosi viaggi affrontati in precedenza, perché il simpatico Piaggio era il legame con le diverse culture, lingue e costumi; in sella al motorino mi sentivo orgoglioso di essere italiano e che quel definirmi ‘the Italian crazy people’ è diventato un complimento, perché nello sguardo dei vari interlocutori si leggeva solo ammirazione e non trovavano altre parole di plauso. Sono molto soddisfatto di avercela fatta, perché la sfida è' stata ardua (ed anche faticosa nel guidare molte ore al giorno), affrontata in sella ad un motorino che ha fatto la storia, venduto in oltre 4 milioni di unità, ma concepito per uscirci con la morosa, andare a scuola, al lavoro, in gita; e, dopo 40 anni ripristinarlo per il viaggio più ambito da tutti i motociclisti con le moto più performanti e tecnologiche. Si sono soddisfatto!! Non a caso il viaggio l’ho chiamato SI può fare!”.

Che cosa immagini avrebbe detto nonno Mimmo alla fine di questa impegnativa impresa?
Nonno Mimmo sarebbe orgoglioso, perché con lui c’è stato sempre un rapporto speciale; non a caso era il suo motorino che mi regalò per fare scuola guida a 13 anni, capendo la mia passione per le 2 ruote sin da bambino; ma mai avrebbe immaginato dove l’avrei portato e la cura che me ne sarei preso dalla sua scomparsa ma, conoscendolo, anche lui mi avrebbe detto che ero molto ...CRAZY… e in cuor mio sono sicuro che è stato e rimane per sempre mio fan”.

A Rovaniemi (il villaggio di ‘Babbo Natale’), in Finlandia: per Capo Nord girare a destra, mancano “solo” 680 km.

Come hai organizzato il viaggio di ritorno in Sicilia?
Un’altra avventura! A 5 giorni dall’arrivo a Nordkapp lo spedizioniere che doveva organizzare il ritorno del motorino e il mio rientro in aereo su Palermo mi ha abbandonato, dicendo che le condizioni meteo inaspettate facevano variare l’importo della spedizione da 700 a 2.200 euro! Così da Palermo, mio fratello Emanuele ha noleggiato un furgone e in 5 giorni è arrivato a Nordkapp: abbiamo caricato Iachino e siamo scesi fino in Sicilia per altri ben 6.500 km, alternandoci alla guida dovendo rientrare a lavoro urgentemente e avendo sforato le ferie programmate”.

25 GIORNI DI VIAGGIO NON SONO FACILI DA RACCONTARE IN SINTESI: LE SENSAZIONI, LE IDEE E I PENSIERI SI ACCUMULANO E DIVENTANO UNA VALANGA CHE TI TRAVOLGE, TROPPI GIORNI, TROPPI KM, TROPPO… LENTO!
UN VIAGGIO A 30 KM ALL’ORA SI VIVE METRO PER METRO, INTENSAMENTE, IN UN SUSSEGUIRSI DI IDEE, UNA PIU’ CRAZY DELL’ALTRA!.

Domenico (detto Mimmo) Faraci.

Infine, stai già sognando la prossima avventura?
“lo ammetto: il motorino crea ‘dipendenza’ e suscita idee crazy… Una potrebbe diventare il mio nuovo progetto per il 2025: attraversare in navigazione lo Stretto, da Messina a Reggio Calabria, in sella al Piaggino Iachino, agganciandolo a due tubolari, utilizzando la trazione della ruota posteriore, lo sto studiando…”.
“Se puoi sognarlo, puoi farlo” ti direbbe Walt Disney. Pensa, credi, sogna, osa.

(Photo courtesy Domenico Faraci).